Preloader

Sweeth Tooth

Lorem Ipsum proin gravida nibh vel velit auctor aliquetenean sollicitudin, lorem qui bibendum auctor, nisi elit consequat gravi.
1-677-124-44227 info@your business.com 184 Main Collins Street West V. 8007

FOLLOW US ON INSTAGRAM

Lorem Ipsum proin gravida nibh vel velit auctor aliquetenean sollicitudin, lorem qui

Blog

Cos’è la disfonia infantile

AUTRICE: Dott.ssa Ludovica Turchetti

FONTE: Club delle Mamme – MAMMAMAG – (magazine) in data 22/11/2019

 

Cos’è la disfonia?

La disfonia è un disturbo della voce dato da un utilizzo scorretto delle parti che la generano, ossia l’intero sistema fonatorio composto dalle corde vocali, dalla laringe, dal diaframma e dal sistema muscolare generale.

L’uso improprio degli organi fonatori può provocare laringiti, cisti, noduli, polipi, o infiammazione alle corde vocali; i sintomi più frequenti corrispondono a un’alterazione dell’intensità della voce che viene percepita come rauca, “graffiata” o addirittura afona, priva di corpo.

Il bambino disfonico può provare bruciore o addirittura dolore alla gola, una sensazione di intorpidimento della zona, oppure la sensazione di qualcosa di estraneo all’altezza della laringe, in generale una fatica più o meno sgradevole.

Da tanti anni curo numerosi casi di disfonia infantile, conosco genitori che chiedono aiuto al medico otorinolaringoiatra che attraverso la fibrolaringoscopia riscontra infiammazioni più o meno importanti della zona compromessa, con conseguente cura medica da accostare poi alla rieducazione logopedica.

In seguito alla disinfiammazione della zona compromessa il bambino deve interiorizzare quali siano le norme igieniche da rispettare sempre, affinché la voce non ricada nello stesso disturbo.

Sostanzialmente il bambino diventa disfonico perché urla e/o non respira nella maniera adeguata, a meno che non esistano altre ragioni più organiche e non funzionali.

Nel momento in cui il bambino urla si aziona una vera e propria aggressione a quella dinamica forte, ma delicata, che ci permette di emettere la voce.

Quell’azione sinergica e coordinata dei vari sistemi, quello respiratorio e quello nervoso, viene meno, sconvolgendo una serie di equilibri che inficiano la qualità della voce.

Nel momento in cui inspiriamo i polmoni dapprima si riempiono d’aria abbassando il diaframma, durante l’espirazione invece si svuotano restituendogli la posizione originaria.

Solitamente il bambino disfonico che urla e utilizza male la voce non respira nella maniera adeguata, il suo sistema diaframmatico risulta essere completamente sconnesso.

La dinamica dell’inspirazione e dell’espirazione è ignorata nella maniera più assoluta, non dipendentemente da una consapevolezza lucida, ma da una sorta di rimozione dell’esistenza degli organi più efficaci.

Nel momento in cui il muscolo del diaframma non viene utilizzato le corde vocali risultano essere il primo organo che si sobbarca di tutto l’impegno e di tutta la fatica, il risultato sarà corrispondente a infiammazioni e disordini più o meno destabilizzanti.

La conseguenza più frequente sarà un bambino completamente afono ora di sera, oppure con un’emissione vocale strozzata e affaticata.

Domanda: perché il bambino urla, respirando oltretutto nella maniera scorretta?

Il bambino urla per diversi motivi, uno di questi può essere quando prova un senso di frustrazione e rabbia nel momento in cui comprende i propri limiti, le sue incapacità relative al farsi comprendere o all’essere accettato.

L’urlo può rappresentare una richiesta di aiuto, o una semplice manifestazione di scontento.

Quest’ultime possono rappresentare le spiegazioni più viscerali a sfondo emotivo, ma spesso la ragione per cui un bambino generalmente urla è perché ancora non ha interiorizzato le dinamiche più efficaci per ottimizzare il funzionamento di tutti gli organi interessati alla fonazione.

Ciò che impedisce alle corde vocali di infiammarsi è un utilizzo adeguato dell’intero sistema.

Le prerogative che contribuiscono al suo buon funzionamento sono gli equilibri, le giuste pressioni, le forze più efficaci e le dinamiche più fruttuose.

Ricapitolando il primo passo da compiere quindi è consultare un medico otorinolaringoiatra che possa effettuare una visita medica utile alla cura disinfiammatoria del caso, per poi procedere con la rieducazione logopedica indispensabile per trasmettere al bambino le giuste norme vocali, da mantenere a lungo termine, come condotta di vita.

Esistono alcune norme generali che prescindono però dalla cura specifica e mirata al caso unico.

Innanzitutto, un genitore dovrebbe comprendere se effettivamente egli stesso utilizza un volume di voce appropriato, non dimenticando mai che i bambini riproducono ciò che vivono e osservano quotidianamente.

Inoltre, viviamo in un contesto altamente rumoroso, il paesaggio acustico è denso di suoni forti e disturbanti, per cui è bene contestualizzare la realtà in cui ci si trova e non farci sopraffare.

Un altro elemento che porta il bambino ad alzare il volume della voce è la fretta, l’affanno, i ripetuti e incalzanti inviti più o meno accomodanti per fare tutto e velocemente.

Occorre quindi trovare un freno rispetto a tutto ciò che ci fa precipitare, ridimensionando le prestazioni quotidiane, sia nella quantità che nella qualità.

È necessario infine comprendere il motivo per cui il bambino sente la necessità di urlare: ha paura che non sia ascoltato? Teme di non essere capito? È davvero così tanto arrabbiato?

Parlare con uno o più riferimenti aiuterà il bambino a ridimensionare ancora una volta le sue prospettive.

Esistono tanti altri strumenti più tecnici, prettamente logopedici, che contribuiscono all’automatizzazione di tutto ciò che può aiutare il bambino a non incorrere in futuro in faticose pratiche mediche.

La rieducazione logopedica solitamente ha una durata di massimo due mesi, per inciso è fondamentale la collaborazione quotidiana del bambino che deve trovare sostegno costante nel genitore.

Il bambino da solo non può essere in grado di affrontare il percorso logopedico in autonomia, infatti la collaborazione stretta dell’adulto, mamma o papà, ha lo scopo di trasmettergli coraggio e motivazione.

Succede molto raramente che la rieducazione logopedica del bambino abbia un esito negativo, poiché dal momento in cui ritrova un nuovo benessere lo stimolo verso nuovi impegni e promesse definisce l’applicazione successiva.

La disfonia dell’adulto invece trova una gestione più fluida e semplice, poiché già autonomamente motivato e strutturato.