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Il ritardo evolutivo semplice nel bambino

AUTRICE: Dott.ssa Ludovica Turchetti

Il ritardo evolutivo semplice del linguaggio nel bambino rappresenta un rallentamento più o meno prolungato nello sviluppo delle capacità comunicative.

Si tratta di un disturbo che trova un rimedio in seguito ad una rieducazione logopedica mirata al caso specifico e mai standardizzata.

Quando non esiste una causa organica e il bambino viene seguito a dovere lo sblocco è assicurato, è necessario però verificare che esistano tutti i prerequisiti per procedere nella maniera più adatta e coscienziosa.

Il bambino con un ritardo evolutivo semplice è normalmente intelligente, capace, comprende e agisce; secondo la mia esperienza non sempre ha cominciato a parlare tardivamente, infatti l’insorgenza delle prime parole non è sempre indicativa, esiste piuttosto una fatica psicomotoria e più relazionale generale.

Il ritardo evolutivo può trovare causa nella mancata o limitata esplorazione dello spazio circostante, quindi il risultato di una stimolazione globale non sempre costante o perlomeno solo a tratti fruttuosa.

Conosco spesso tante mamme che più o meno consapevolmente nutrono paure e angosce ingiustificate rispetto all’esposizione del bambino nel contesto sociale più allargato (attività ludico/sportive).

Ciò che si genera è un freno rispetto alla conoscenza delle dimensioni più ampie del contesto ambientale del bambino, quindi una restrizione degli apprendimenti più estesi.

Il più delle volte il bambino mette a punto un tipo di linguaggio singolare sostenuto dalla compiacenza dei genitori che, in un modo più o meno diretto, frenano ogni sforzo fine all’adeguarsi a un tipo di comunicazione più adatta alla sua età cronologica.

Il risultato sfocia in una soddisfazione generale per cui i genitori, più spesso solo la mamma, esaltano l’”unicità” del figlio che in cuor suo non vuole deludere le sue aspettative.

L’universo cognitivo del bambino, ossia tutto ciò che ha interiorizzato più o meno profondamente, è formato da inclinazioni innate e da stimoli provenienti dall’ambiente circostante, è il connubio tra questi due elementi che può condizionare il suo sviluppo del linguaggio.

L’alterazione di tale rapporto può influenzare negativamente l’evoluzione comunicativa del bambino.

L’arresto o il rallentamento generale dello sviluppo del linguaggio può quindi essere il risultato più immediato.

L’esperienza personale mi porta a constatare che i bambini maggiormente colpiti dal ritardo evolutivo semplice hanno frequentato l’asilo nido, quindi il più delle volte non hanno potuto godere delle attenzioni di un contesto maggiormente affettivo.

Tengo a precisare che ciò sostenuto non rappresenta la regola, bensì una semplice statistica.

Anche la nascita di un fratello potrebbe condizionare momentaneamente lo sviluppo del bambino, ma è importante valutarlo senza demonizzare il fatto e secondo il buon senso, senza generalizzare scioccamente.

Il bambino deve essere stimolato adeguatamente , fin dalla sua nascita, senza però eccedere in senso inverso, quindi in maniera equilibrata e fruttuosa.

La figura materna costituisce una valenza fondamentale che fin da subito fissa il valore dell’universo cognitivo del bambino.

Oggigiorno la maggioranza delle mamme lavora, ma questo non costituisce certamente un impedimento infatti, come sempre, la qualità del tempo trascorso insieme compensa ogni tipo di assenza temporale.

Il bambino ha bisogno di esplorare, gattonare, rotolare, strisciare e toccare.

Sia l’atteggiamento di scarsa disponibilità che la tendenza al comportamento rigido e limitante possono scatenare un rallentamento nello sviluppo del linguaggio.

Come sempre la dimensione ideale è rappresentata da un buon equilibrio fatto di presenza e partecipazione affettiva.

Un altro elemento che a volte può provocare un ritardo evolutivo semplice è la malattia prolungata e/o l’ospedalizzazione.

Durante quel periodo il bambino ha la capacità di acquisire nuove conoscenze in maniera limitata, vivendo in uno spazio circoscritto che confina altre dimensioni.

La conduzione innaturale della vita quotidiana può quindi spesso rallentare lo sviluppo del linguaggio.

Spesso la madre del bambino ospedalizzato può nutrire naturali sentimenti di ansia e apprensione che possono generare un ulteriore freno nella sua crescita.

La rieducazione logopedica vuole colmare le mancanze pregresse e/o correnti e sensibilizzare i genitori del bambino verso una maggiore consapevolezza relativa ad una presenza più fruttuosa, senza mai giudicare, costume che a volte persevera.

Tengo a dire che ogni genitore che chiede aiuto agisce secondo coscienza e profondo amore, sempre.

Molto spesso è sufficiente un breve periodo di affiancamento che aiuti i genitori del bambino a modificare alcuni atteggiamenti dando loro opportuni consigli utili ad un nuovo sblocco.

Altre volte è necessario affiancare un lavoro strumentale logopedico più intenso che dia al bambino un nuovo canale di apprendimento.

È assodato che l’ambiente famigliare assuma un’importanza fondamentale, la guida specialistica logopedica mirata al caso specifico assurge a guida, senza mai generalizzare le difficoltà del bambino, ma trovando in lui canali terapeutici sempre nuovi.

La mansione è quella di sensibilizzare la famiglia che può diventare la vera conduttrice degli apprendimenti futuri del bambino.

Il compito della logopedista è quindi quello di risollevare le sue competenze, spesso solo momentaneamente assopite, senza apprensioni e inutili paure.

 

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