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Storie di bambini

Autrice: Dott.ssa Ludovica Turchetti

Di seguito alcune storie di bambini che ho avuto la fortuna di conoscere, bambini con apparenti e più o meno gravi deficit stratificati, spesso discutibili.

 

Federico, quattro anni, presunto Asperger

Federico ha quattro anni, frequenta la scuola materna e non parla ancora correttamente. E’ un bambino molto, molto particolare, sorprendentemente intelligente, leggermente asociale, molto selettivo. I genitori mi chiedono un appuntamento per parlarne, sono disperati, la mamma piange, sembra siano passati sotto un tir. La pediatra ha consigliato loro una visita neuropsichiatrica e il medico che incontrano è specializzato nella sindrome di Asperger. Federico, dopo diciotto minuti di visita, è diagnosticato Asperger. Lo prendo in carico e in cuor mio sono certa che non lo sia, le sue insegnanti sono d’accordo con me. In tre mesi Federico fiorisce, si apre a se’ e al mondo, era sostanzialmente molto arrabbiato, perché spesso non lo si capiva. Federico oggi ha diciotto anni e suona la batteria in un gruppo metal, ha tantissimi amici tatuati fino alle orecchie, sorride sempre ed e’ bello come il sole.

 

Tommaso, nove anni, bambino fiore

Tommaso è un bambino diesel, a suo tempo, con calma, ci arriva sempre. La sua fatica più grande è la gestione del foglio, è disordinato, un simpatico pasticcione. Le insegnanti si lamentano in continuazione, mai una buona parola, un incoraggiamento, un sorriso. Vogliono l’insegnante di sostegno, a me una delle due, ridendo, al telefono dice SA, A NOI FAREBBE COMODO, ABBIAMO UNA CLASSE FATICOSA. I genitori non vogliono, pensano sia sufficiente seguire un progetto didattico personalizzato e hanno ragione. Le insegnanti incalzano, con loro la preside che è più ignorante di qualsiasi insegnante ignorante. Non ce la si fa più. I genitori decidono di cambiare scuola, il bambino fiorisce, ride, scherza, cambia faccia, i genitori rifiatano. Le insegnanti nuove mi dicono LEI CI PERDONERA’ SE NON SEGUIAMO ALLA LETTERA IL PDP, NON CE N’E’ QUASI BISOGNO. Volevo baciarle, anche con il covid.

 

Martina, dieci anni, occhi meravigliosi

Martina e’ una bambina molto intelligente, sempre lucida e strutturata. Ha qualche fatica nella letto-scrittura, nulla di più. Le insegnanti non la capiscono, ne sono quasi spaventate. La demonizzano, vorrebbero fosse certificata per poterle dare gli strumenti dispensativi e compensativi, no lavagna, no dettato, si calcolatrice, si mappe e chi ne ha più ne metta. Dico loro che possono aiutarla anche in assenza di una certificazione, se vogliono gratificarla possono farlo, nessuno lo vieta. Se quella mattina Martina non vuole leggere ad alta voce, che lo eviti, se decidono di non sottolineare sempre gli errori, che lo facciano, possono fare tutto, l’autorizzazione non è richiesta. Mia nonna, insegnante tutta la vita, lo faceva nel 1940, c’era ancora il calamaio. Martina cambia scuola, incontra un’insegnante splendida che al telefono mi dice subito -Martina ha degli occhi meravigliosi- e io capisco non ci sia quasi bisogno di parlare oltre.

 

Sofia, dieci anni, la bambina nuova

“Vorrei neutralizzare la memoria della mia maestra, farle dimenticare come pensa che io sia, andare a scuola, un giorno qualunque e ricominciare da capo, come fossi una bambina nuova”.

 

Mattia, cinque anni, bambino diretto

IO: facciamo il gioco delle parole! Ne dico io una e poi la dici anche tu.

LUI: no, ti dico subito, io ho un problema con la esse e la zeta.

 

Zoe, otto anni, piccola bambina saggia

“Non è che non lo capisco, il guaio è che capisco subito tutto e anche più velocemente degli altri (pausa), quindi poi lo devo solo riordinare nella testa”.

 

Luna, nove anni, bambina finalmente fortunata

Luna ha delle difficoltà quando legge e quando scrive. La sua insegnante le dice frasi come Dì A TUA MADRE CHE DEVI FARE TANTO ESERCIZIO, LEGGI COME UNA BAMBINA DI PRIMA ELEMENTARE. E’ sempre arrabbiata e urla. Luna finalmente cambia scuola, la sua nuova insegnante quando passa tra i banchi le tocca la testa e le fa l’occhiolino. Luna comincia e leggere e a scrivere, bene. E’ una magia.

 

Giacomo, dieci anni, bambino tibetano

Giacomo è un piccolo Buddha, quando parla da lui si può solo attingere. Le sue parole arrivano e si attinge felici, qualcosa di prezioso a ruota. Un giorno mi dice che a scuola un compagno di classe gli ha dato dello sfigato, la settimana successiva gli chiedo com’è finita la faccenda. Mi dice E COME DEVE ESSERE FINITA, LA VITA HA CONTINUATO AD ANDARE, NON POSSO MICA STAR LI’ A PENSARE SEMPRE A TUTTO QUALLO CHE LA GENTE DICE! IO PENSO ALLE MIE, DI PAROLE, NON ALLE PAROLE DEGLI ALTRI.