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L’autoregolazione dello studente

AUTRICE: Dott.ssa Ludovica Turchetti

FONTE: Club delle Mamme -MAMMA MAG- (magazine) in data 25/01/2019

Cos’è l’autoregolazione del bambino a scuola?
E’ il risultato di una combinazione intelligente tra emozioni, stimolo alla conoscenza ed elasticità mentale.
Alla base di un apprendimento scolastico efficace esiste un principio di autoregolazione più o meno radicato.
L’autoregolazione dello studente è la somma di una buona predisposizione emotiva unita allo stimolo alla conoscenza, una sorta di curiosità innata.
Il bambino autoregolato interiorizza automaticamente e senza particolare fatica un misto ponderato di energie costruttive.
Quando un bambino è dotato di una buona capacità di autoregolazione apprende serenamente attraverso strategie personali volte alla spinta verso il miglioramento, in direzione di un’evoluzione esponenziale.
Tendenzialmente esegue in maniera autonoma, non sente la necessità di essere supportato in modo incisivo.
Lo studente autoregolato mostra un funzionamento esecutivo saldo ed efficace che gli permette di pianificare i compiti, a scuola e a casa, in modo fluido e soprattutto armonioso.
Alcune recenti ricerche americane (condotte presso la Texas University) hanno rivelato che i bambini dotati di un buon principio di autoregolazione mostrano oltretutto un’importante apertura mentale, una sicurezza interiore marcata e un desiderio innato di ampliare le personali conoscenze in maniera continuativa.
Questo risultato appartiene ad un modello di bambini fratelli tra loro, quindi nati e cresciuti nel medesimo patrimonio genetico e ambientale.
Il condizionamento genetico è maggiore rispetto a quello ambientale (60 e 40 %), ciò significa che il bambino è autoregolato grazie ad una condizione che l’ambiente circostante può alimentare, affievolire o addirittura demolire, se affiancato in modo nocivo.
La famiglia e la scuola potrebbero quindi condizionare in maniera positiva o negativa un bambino già autonomamente autoregolato, per questo motivo risultano fondamentali le competenze e l’intelligenza emotiva degli insegnanti e il supporto affettivo dei famigliari.
L’universo emotivo, le motivazioni e l’elasticità mentale del bambino possono quindi caratterizzare la natura dei suoi apprendimenti.
Al contrario, un bambino geneticamente poco autoregolato potrebbe invece incrementare le personali capacità se circondato da un contesto ambientale (scuola e famiglia) stimolante e arricchente.
L’autoregolazione dello studente può quindi essere innata o, magari con maggiore fatica, alimentata e arricchita da genitori e insegnanti volenterosi e appassionati.
L’apprendimento risulta essere più radicato quando rappresenta la trasmissione di emozioni, stimoli e strategie fruttuose.
Il bambino autoregolato mostra piacere nell’accogliere nuove sfide, nuovi percorsi alternativi e arricchenti, quindi nuove conoscenze e orizzonti lontani.
Una solida dose di sicurezza interiore contribuisce a cementare i criteri di autoregolazione, più il bambino è certo delle personali capacità più si sente orientato verso l’acquisizione di nuove informazioni.
Il bambino sicuro di se’ si mostra quindi desideroso di apprendere sempre di più, in maniera costante ed efficace.
Viviamo in un periodo di iperdiagnosi, casi di dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia nascono alla velocità della luce.
Quindi le domande sorgono spontanee: bambini insicuri? bambini poco motivati? bambini dotati di una scarsa elasticità mentale? responsabilità di un patrimonio genetico, ambientale, oppure di entrambi?
Secondo la mia esperienza la risposta è una: ogni caso è a se’, ogni bambino ha la sua storia personale, non esiste una regola universale.
Senza dubbio un bambino fortemente autoregolato non mostra difficoltà alcuna, apprende in maniera armoniosa ed efficace in modo autonomo, senza particolari interventi o forzature.
Il bambino che ha invece alcune difficoltà certamente è autoregolato in parte minore e quindi durante un percorso rieducativo è indispensabile comprendere quale sia il tratto di mosaico più destabilizzante.
Conosco quotidianamente bambini con un universo cognitivo ricchissimo che però non vengono valorizzati.
La scarsa considerazione del caso singolo e quindi delle ricchezze del bambino porta ad un appiattimento emotivo che purtroppo chiude ogni forma di apprendimento.
Laddove esiste un’atrofia emotiva è quasi impossibile che conviva la spinta verso il sapere.
Il bambino chiuso e avvilito sostanzialmente non ha voglia di imparare e corrisponde allo stato di mancata autoregolazione.
Che fare? Quale può essere il modo per alimentare uno stato di autoregolazione carente?
La mia lunga esperienza lavorativa sta continuando a insegnarmi che alla base di ogni processo di recupero deve esistere la fiducia verso le capacità del bambino, semplicemente credere in lui ed essere certi del suo successo, in un modo o nell’altro.
Successivamente è necessario verificare che la dimensione sociale attorno a lui sia dotata di un funzionamento arricchente e mai mortificante.
Occorre comprendere se le sue doti personali già esistenti siano valorizzate nella giusta direzione, affinché ciò che più fatica ad emergere possa trovare la strada verso la fioritura.
Conosco tanti bambini che posseggono doti mai scoperte e tristemente assopite, o bambini mortificati per ciò che attualmente non hanno avuto modo di far sedimentare.
Verifico quotidianamente che il bambino autoregolato può non esserlo in modo autonomo, ma può diventarlo, la sola e importante condizione necessaria è rappresentata dall’intelligenza emotiva dell’universo che lo circonda.
La rieducazione logopedica si occupa di fornire al bambino “affaticato”, quindi non autoregolato, alla sua famiglia e agli insegnanti un programma comune che sia condiviso e sostenuto con forza e senso di fiducia.
Un insieme di strumenti, passioni e intelligenze emotive possono contribuire alla strutturazione di uno studente che diventi autosufficiente per quanto riguarda le competenze necessarie.
Il patto educativo di corresponsabilità istituito dalla nostra scuola italiana nell’anno 1998 vuole assicurare un impegno formale tra genitori, studenti e insegnanti per cui esista la condivisione del benessere dello scolaro.
Laddove esiste una fatica esiste una mancata autoregolazione; è di fatto impossibile “regolare” un bambino che non sia attorniato da figure pazienti e volenterose, pertanto risulta indispensabile collaborare in maniera sinergica.
Ancora una volta la responsabilità è nostra…